“Quella natura che ci spinge a desiderare cose grandi è il cuore” una frase di don Giussani è il titolo della XXXI edizione del Meeting. Parole che riecheggiano anche quelle che Albert Camus fa pronunciare all’imperatore Caligola nel suo celebre dramma: “ho provato semplicemente una improvvisa sete di impossibile… ho bisogno della luna, o della felicità, o dell’immortalità”. In ogni uomo, di qualsiasi razza, cultura, religione, tradizione alberga questo desiderio di cose grandi, di qualcosa di infinito. Un’aspirazione che l’uomo in tante occasioni tende a trascurare e a dimenticare, complice innanzitutto una certa mentalità che lo considera solo come il risultato di una casualità chimico-biologica o al limite di un processo evolutivo.
Si respira una cultura che tende a cancellare “l’umanità dell’uomo”, il “mancamento e voto” espresso da Leopardi nello Zibaldone. Il rischio è quello che si affermi una concezione puramente materialistica della vita. La provocazione contenuta nel titolo afferma invece il contrario. La natura dell’uomo è innanzitutto il suo cuore che si esprime come desiderio di cose grandi. Il motore di ogni azione umana è questa aspirazione a qualcosa di grande, l’esigenza di qualcosa di infinito. L’uomo è rapporto con l’infinito. E’ questa tensione il tratto inconfondibile dell’umano, la scintilla di ogni azione, dal lavoro alla famiglia, dalla ricerca scientifica alla politica, dall’arte all’affronto dei bisogni quotidiani.
Il Meeting ha cercato di documentare come nella realtà di oggi sia innanzitutto necessario partire dall’umanità di ogni persona, facendo dei bisogni e dei desideri degli uomini l’anima delle scelte grandi e di quelle quotidiane. Anche perché solo questo è il punto che accomuna tutti gli uomini ed è pertanto l’inizio anche di un reale dialogo tra i popoli.
L’uomo che considera seriamente la sua umanità è colui che non è mai domo e soddisfatto e che affronta la vita con l’attesa di qualcosa di grande. Scrive Cesare Pavese: “Qualcuno ci ha mai promesso qualcosa? E allora perché attendiamo?”. L’attesa è la struttura stessa della natura umana, l’essenza dell’anima. I grandi desideri e le grandi aspirazioni non sono un ostacolo o qualcosa che complica l’esistenza, ma sono ciò che rende l’uomo irriducibile proprio perché essi sono il segno del suo rapporto con l’infinito.